Un Papa universale

di 
Piero Fassino

Di quel che ha rappresentato il Pontificato di Papa Francesco si è scritto moltissimo, analizzando ogni azione di un Papa che ha segnato la storia della Chiesa e del mondo. Qui - in un sito web di un ente internazionalistico - è utile sottolineare “l’universalismo” di quel Pontificato in piena e praticata coerenza con l’universalità del messaggio cristiano.
Universalismo intanto nel guardare alla complessità del mondo mettendo al centro del messaggio papale i rischi grandi di un pianeta che, pur consapevole delle sfide globali che lo investono, stenta a trovare quella concertazione multilaterale che eviti ai problemi di diventare terreno di guerre e conflitti.
L’allarme per una “terza guerra mondiale a pezzi”; la denuncia della guerra come una non-soluzione; l’insistenza quotidiana sulla necessità di “costruire ponti e di abbattere muri”; il richiamo angosciato ai conflitti che percorrono il mondo, invocando insistentemente la pace per il Medio Oriente e l’Ucraina, ma anche per i conflitti dimenticati - dal Sudan al Myanmar, da Haiti allo Yemen, dal Caucaso al Sahel; le 66 visite apostoliche in 47 Paesi di  ogni continente, spingendosi ai “confini del mondo” -  esemplari i viaggi a Timor Est e in Papuasia e nell’Africa centrale - sono la manifestazione di una visione geopolitica globale di cui è coerente rappresentazione l’estensione della porpora cardinalizia a primati di tante nazioni.
Quello stesso universalismo che ha spinto il Papa a dare nuovo impulso alla ricerca di un’intesa con la Cina che consenta ai cattolici di quel grande Paese di vivere la loro fede riconosciuti e alla luce del sole.
Un universalismo che ha ispirato il rilancio del dialogo interreligioso - con la Dichiarazione sulla fratellanza umana sottoscritta da Francesco con il grande Imam Ahmad Al-Tayeb ad Abu Dhabi nel 2019 - nella consapevolezza che in un mondo percorso da conflitti che spesso si ammantano di ragioni di fede, pesa su tutte le religioni la responsabilità di trasmettere e far vivere comprensione, fraternità, tolleranza e misericordia.
Un universalismo che ha ispirato Papa Francesco a richiamare tutti a considerare la condizione dei migranti, sollecitando governanti e opinioni pubbliche a liberarsi di egoismi e pregiudizi per aprirsi ad accoglienza e integrazione, unici veri antidoti alle piaghe e alle sofferenze della clandestinità e del mercato nero di migranti. Una profonda sensibilità che è parte di quell’“universalismo sociale” che ha ispirato le encicliche di Francesco, a partire dalle  “Laudato si” e “Fratelli tutti” proponendo un umanesimo integrale capace di saldare la questione climatico-ambientale alla qualità dello sviluppo e alla promozione della personalità umana, contrastando “l’economia dello scarto” e la negazione di diritti essenziali per una vita giusta per ogni donna e ogni uomo.
Così come sono manifestazione dell’universalismo sociale l’attenzione coraggiosa alla parità di genere -  evocata da Francesco nel bel libro intervista “Sei unica, inno al genio femminile” - così come l’attenzione premurosa al pluralismo affettivo, alla tutela dell’infanzia, alla promozione delle giovani generazioni.
Sono queste le ragioni dell’enorme affetto che il mondo ha tributato a Francesco nel giorno del commiato, un Pontefice vissuto da miliardi di donne e di uomini come il Papa del popolo e degli ultimi, vicino alle ansie e alle speranze di ognuno, portatore di messaggi di speranza e di giustizia. E soprattutto un Papa che ha tramesso la consapevolezza che in un mondo grande e unico nessuno può affermare i suoi diritti da solo o prevaricando il fratello, ma solo percorrendo le strade della condivisione e della fraternità.