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Review

La Francia e l’ingresso dei Balcani occidentali nell’Unione Europea

A cura di: 

Francesca Rita 

10 March 2021

Il 5 marzo si è tenuta la conferenza “La Francia e l’ingresso dei Balcani occidentali nell’Unione Europea”. L’evento è stato organizzato dal Belgrade Centre for Security Policy con l’obiettivo di analizzare la posizione francese rispetto all’adesione dei WB6 all’Unione Europea. Dopo un intervento introduttivo tenuto dall’Ambasciatore francese in Serbia Jean-Louis Falconi, l’incontro è stato suddiviso in due parti: la prima incentrata sul punto di vista francese, la seconda sulla visione dei Balcani occidentali. Ad eccezione dell’intervento introduttivo dell’Ambasciatore francese, sono intervenuti analisti politici, rappresentanti di think tank e ricercatori.

La posizione francese è stata innanzitutto rimarcata da Falconi come una posizione di forte supporto all’entrata dei paesi in questione nell’Ue. L’Ambasciatore ha sottolineato come ci sia un grande lavoro da svolgere da entrambe le parti. La Francia, a seguito dei tanti “no” all’allargamento degli ultimi anni, ha proposto una revisione della metodologia negoziale che è stata già accettata da Serbia e Montenegro. A questo, l’Ambasciatore ritiene che debba far seguito un impegno dei governi della regione a rispettare i requisiti richiesti dall’Ue per l’adesione.

La prospettiva francese è stata poi presentata da diversi analisti dell’area, che hanno in particolare posto l’accento sulla questione dell’impatto sull’opinione pubblica francese dell’ingresso dei WB in Ue. Quello che è emerso dagli studi condotti è che la questione non è percepita come dominante dall’opinione pubblica francese. Di conseguenza, una spinta maggiore da parte del governo francese a sostegno dell’allargamento non influenzerebbe negativamente le possibilità di Macron di essere rieletto nelle elezioni presidenziali del 2022. Bisognerà dunque vedere, nelle parole di Loïc Tregoures – specialista dei Balcani - se il 2022 porterà novità nell’impegno francese per l’ingresso dei WB in Ue, tenendo peraltro a mente che il prossimo anno avrà luogo il semestre francese di presidenza Ue.

La seconda parte della conferenza è stata dedicata alla prospettiva regionale nei Balcani occidentali. Diverse voci critiche hanno sollevato la questione dell’ormai scarsa fiducia nel processo di allargamento da parte dell’opinione pubblica dei paesi della regione. È stato sottolineato come il rafforzamento dell’Unione e l’allargamento non sono processi contrapposti, bensì complementari. Solo con l’inclusione dei WB si può rafforzare l’Unione nel suo complesso, afferma Alba Çela, Direttrice esecutiva del Programma europeo presso l’Istituto Albanese per gli Studi Internazionali. Gli interventi si sono incentrati sul bisogno di un bilanciamento e di un sistema di “ricompense” per i paesi che proseguono sulla strada delle riforme. In caso contrario, i governi stessi dei WB rischiano di perdere credibilità nei confronti del loro elettorato e di conseguenza potrebbero decidere di abbandonare un processo evidentemente bloccato. Particolarmente significativa è la visione della Macedonia del Nord presentata da Zoran Nechev, Presidente del Centro per l’Integrazione Europea di Skopje. Il paese ha compiuto negli ultimi anni significativi passi avanti per rispettare le richieste europee, culminati nella modifica del nome, eppure i negoziati non sono ancora stati aperti. Anche dai punti di vista montenegrino e serbo le critiche sono state numerose, a partire dalla lunghezza dei negoziati, che ormai per il Montenegro hanno raggiunto i dieci anni.

La visione comune emersa nel corso della conferenza è che affinché i governi dei paesi dei Balcani occidentali si impegnino a 360 gradi nel processo di riforme richieste per l’ingresso nell’Ue, è necessario che l’Ue per prima, inclusa la Francia, diano di nuovo credibilità al processo. La questione dell’ingresso dei Balcani occidentali in Ue non è solo una questione di allargamento dell’Ue ma, come ricordato da più parti, una questione di integrità continentale.