Il Principio di Solidarietà e Corresponsabilità

Antonella Cirulli
Esperta di politiche migratorie nell' UE

Il 2020 è stato un anno spartiacque della storia della Comunità Europea. L’avvento della crisi pandemica ha innescato nelle Istituzioni di Bruxelles un nuovo approccio alle risoluzioni nelle urgenze, cruciali per l’intera popolazione europea. I processi decisionali degli organi preposti stanno avendo un ruolo centrale ed attivo nell’amplia cornice riguardo alle sfide che i 27 Stati Membri hanno, su un panorama internazionale segnato da crisi esogene e multilivello.

La pandemia è stata la prima delle cause esogene che ha fatto nascere inevitabilmente cause endogene che credo siano concatenate tra di loro nel circuito del sistema interno europeo connesse “in un fil rouge temporale” senza precedenti nella storia contemporanea europea.  Seguita in successione dalla seconda causa esogena quale la crisi Ucraina, iniziata con l’attacco della Federazione Russia il 24 febbraio 2022.

Inevitabilmente, si sono dovute affrontare emergenze che l’Europa in quanto Unione di Stati Membri non aveva mai vissuto. Tra queste, l’esodo degli sfollati ucraini sotto le minacce armate russe. Uno spostamento di popolazione nel nostro continente senza precedenti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Secondo la Commissione Europea, gli ingressi nell’UE dei rifugiati provenienti dall’Ucraina e Moldavia dal 24 febbraio all’8 novembre 2022 si sono attestati a circa 12,7 milioni, di cui 11 milioni cittadini ucraini. Secondo le rilevazioni dell’Alto Commissario ONU per i Rifugiati - UNHCR -  al 31 ottobre 2022, sono stati 171.500 i rifugiati ucraini registrati in Italia, 1.470.000 in Polonia, 1 milione in Germania, 456.000 in Repubblica Ceca, 150.000 in Spagna e in Francia 119.000. 

In questa fase specifica, il Consiglio dell’UE ha adottato il 4 marzo 2022 una decisione senza precedenti nella compagine europea utilizzando gli strumenti giuridici in suo possesso: è stato attivato per la prima volta il meccanismo previsto, mai utilizzato, dalla Direttiva 2001/55 sulla protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di rifugiati. Una ferma decisione è stata data: la possibilità per i cittadini ucraini e i cittadini di paesi terzi che beneficiavano di protezione internazionale concessa dall’Ucraina di risiedere e muoversi liberamente nel territorio dell’UE fino ad 1 anno, prorogabile per un’ulteriore annualità, ed estendendo loro tutti i diritti fondamentali del vivere sui territori europei (dall’inserimento lavorativo all’accesso ai diritti sociali quali alloggio e assistenza sanitaria). Ulteriore iniziativa è stata quella della Commissione Europea che ha istituito una piattaforma di solidarietà, che unisce gli Stati Membri e le Agenzie europee, al fine di coordinare finanziamenti per sostenere gli Stati Membri nella gestione dell’accoglienza dei cittadini ucraini.

Il quadro della progettazione d’interventi europei sopra descritto, attuato nelle tempistiche congrue alle istanze (necessità) vissute, ha avuto dei risultati. Si è concretizzata una risposta storica unitaria da parte dell’intera Comunità Europea, affermando la tutela della protezione internazionale nella sua piena forma sostanziale, ma le sfide dei flussi umani provengono da più fronti lungo i confini esterni dell’UE, con cause ab origine diversificate per i paesi di provenienza dei migranti.

Ritengo che la migrazione è un fattore umano associato per sua ontologia fisiologica a cause originate dalle mani degli uomini, durante secoli di processi storici e modificazioni ambientali. Nel suo sistema vivente incastonato da molteplici fattori trasversali, quali sistemi governativi autoritari, risoluzioni internazionali non attuate causate dal perdurare di conflitti armati, instabilità interne etniche, fragilità sistemi welfare, peculiarità sociologiche dei popoli conviventi nei territori molto spesso contesi, e cambiamenti climatici, la definizione di “migrante” nel suo significato intrinseco è modificato ai nostri giorni attuali. Esistono come delineato, fattori che hanno rimodellato il concetto stesso, andando a classificare tre tipologie ben definite di migrante: rifugiato (in fuga da persecuzioni), ambientale (per cause cambiamenti climatici) ed economico (migliori opportunità lavorative – welfare)

L’UE, come poc’anzi delineato, con la sua architettura istituzionale ha dato segnali di un cambio di rotta sulle sue politiche migratorie. In questa fase storica l’intero asset mondiale sta repentinamente evolvendo nelle sue sfaccettature geopolitiche specie per dinamiche ambientali e geofisiche come abbiamo costatato lo scorso 6 febbraio 2023, nel sisma al confine tra Turchia e Siria. Ennesima situazione ad alta criticità, dove le popolazioni locali residenti e rifugiati siriani saranno costretti per necessità essenziali a spostarsi in altre regioni limitrofe o dirigendosi verso l’Europa.

Il World Food Programme (WFP) dichiara: “I terremoti sono devastanti per un’area già provata dal conflitto siriano. La Turchia ospita la più grande popolazione di rifugiati del mondo”

Le attività del WFP comprendono assistenza a più di 42.000 rifugiati siriani che vivono in 6 campi nel sud-est della Turchia.

Sul fronte sud del Continente europeo, nel bacino del Mediterraneo, da anni e senza sosta si verificano flussi migratori illegali provenienti in elevata percentuale dalle coste libiche, anche se la Libia, in quanto paese terzo, è solo un tassello di un grande mosaico di paesi africani colpiti da instabilità interne governative, terrorismo e conflitti a matrice etnica. Sotto la lente d’ingrandimento, come osservata speciale dalle organizzazioni internazionali ed attualmente anche dall’Europa, c’è la regione del Sahel, che si colloca geograficamente nella zona subsahariana. Qui la siccità causata dai cambiamenti climatici ha creato un’ulteriore crisi, quella alimentare e della produttività agricola, avviando massicci percorsi disumani di migrazioni lungo diverse traiettorie terrestri e via mare.

Si è dunque creata in seno alle Istituzioni Europee una nuova visione delle problematiche sulle migrazioni. Il Nuovo Patto sulla Migrazione e Asilo ha confermato un approccio olistico che includa misure volte ad arginare e mitigare i flussi migratori in un’ampia ottica, analizzando le cause profonde negli Stati d’origine e in quelli di transito dei migranti irregolari.

In tale direzione, a partire dal 2021, gli Organi preposti hanno messo in campo dialoghi internazionali e partenariati per promuovere un’ampia gamma di politiche in materia d’istruzione, sviluppo, regolamentazione dei visti, commercio, agricoltura, lavoro, energia, ambiente e cambiamenti climatici, utilizzando strategie coordinate grazie a strumenti finanziari flessibili messi a bilancio dall’UE. La collaborazione con i Paesi di origine e di transito dei migranti riguarda: la lotta al traffico di esseri umani, il controllo delle frontiere esterne, il ricorso a misure di rimpatrio, riammissioni e reinserimenti. Con la consapevolezza delle sfide e opportunità comuni senza precedenti e di pari passo crescenti, i leader dell'UE e dell'Unione Africana si sono impegnati in un partenariato rinnovato, con una visione comune. Con questo spirito è stata siglata la dichiarazione di collaborazione lo scorso 17-18 febbraio 2022.

Il coordinamento sistematico delle Istituzioni Europee non si è fermato. Ad oggi, l’Ue ha concluso 18 accordi e 6 intese in materia di riammissioni, e sono in corso negoziati con Nigeria, Tunisia, Marocco e Cina.

Proprio in seguito al Consiglio Straordinario Giustizia e Affari Interni, tenutosi il 25 novembre 2022, la Commissione Europea ha voluto lanciare un segnale di supporto all’insegna della responsabilità e coordinamento di gestione tra gli Stati Membri, presentando il 21 novembre 2022 il Piano d’Azione dell’UE per il Mediterraneo Centrale contenente 20 misure mirate ad affrontare le criticità sul confine esterno.

Sarebbe auspicabile, in conseguenza delle linee guida sopracitate, avviare dialoghi con l’Organizzazione Marittima Internazionale - IMO – sul tema della necessità di direttive specifiche in merito alle attività di ricerca e soccorso in mare, con la creazione di strutture di coordinamento. Fa seguito, in un breve lasso di tempo, un altro Piano d’Azione dell’UE, questa volta focalizzato sui Balcani Occidentali, presentato dalla Commissione a ridosso del vertice UE - Balcani Occidentali avuto il 6 dicembre 2022 e del Consiglio Giustizia e Affari interni dell'8 dicembre 2022.  Il contenuto prevede 20 misure operative strutturate su 5 pilastri.

Fino al 2022, come esplicato fin qui, le Istituzioni Europee hanno intrapreso con visione e approccio attuativo la “Governance delle Migrazioni” attraverso strumenti quali i dialoghi internazionali e i confronti nei tavoli con partner di vicinato. La volontà è quella di continuare a perseguire nelle piene collaborazioni all’interno dell’Unione Europea, passi che dovranno portare ad adottare la riforma in materia di migrazione e asilo prima della conclusione della legislatura, nel 2024. A tal proposito, a settembre 2022, il Parlamento Europeo e le 5 prossime Presidenze del Consiglio Europeo hanno sottoscritto un Accordo, “Joint RoadMap” con il quale si impegnano al raggiungimento della piena riforma citata. Nella dichiarazione comune si sottolinea la necessità che l’intera riforma rispetti l’equilibrio tra tutte le componenti del Patto sulla Migrazione e Asilo, i principi di solidarietà e l’equa distribuzione della responsabilità tra gli Stati Membri stabiliti dall’ 80 sul TFUE.

Ulteriori atti di volontà espressi a livello di indirizzo politico sono stati sottoscritti durante i recenti semestri di Presidenza del Consiglio Europeo, in primis, a direzione francese. Il 22 giugno 2022 è stata concordata una tappa - rilevatasi con molte tensioni - sul processo di riforma, al fine di arrivare ad una completa attuazione al Patto Europeo sulla Migrazione e Asilo 2024, ossia la Dichiarazione di Solidarietà.

Si è preso atto con consapevolezza della necessità di gettare le basi per un nuovo meccanismo di solidarietà tra Stati Membri, al fine di fornire una risposta concreta alle difficoltà degli Stati del Mediterraneo di primo approdo, che affrontano la sproporzionalità degli arrivi dei flussi migratori, rispetto ad altri Stati membri, posizionati geograficamente in altre latitudini non sui confini europei. A tal fine, si vuole contribuire con la Dichiarazione di Solidarietà tra i membri firmatari - Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Spagna, Finlandia, Francia, Croazia, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Norvegia, Svizzera, Liechtenstein - a creare un sistema gestionale all’interno dell’Unione che sia di supporto costante, sia a livello logistico–gestionale sia finanziario, per gli Stati che accolgono percentuali maggiori di migranti, così  da instaurare una proporzionalità del numero di migranti tra Stati Membri. È un meccanismo volontario, semplice e prevedibile concepito per fornire assistenza ai bisogni degli Stati di primo approdo, nel segno di una solidarietà materiale–operativa sul fronte delle attività di controllo coordinato delle frontiere esterne, nell’accoglienza nelle strutture e servizi complementari, per i migranti delle diversificate rotte. Ha come auspicio la funzione di essere un elemento essenziale, in vista della riforma del Patto Europeo Migrazione e Asilo.

In conclusione a questa esposizione delle tappe verso una nuova meta in materia migratoria, ovvero il Nuovo Patto sulle Migrazioni e Asilo, visti i propositi per il 2024 delle compagini istituzionali dell’Unione Europea, pare evidente che occorra centrare l’obiettivo essenziale in modo unitario tra Stati Membri, sviluppando un approccio globale che comprenda tutte le dimensioni nevralgiche che coinvolgono il mondo dei migranti. La creazione di meccanismi efficaci caratterizzati dalla solidarietà e dalla condivisione reciproca delle responsabilità tra Membri, senza ricorrere alle deroghe di gestione, ha portato alla Dichiarazione di Solidarietà del giugno 2022, in linea con il Global Compact sui rifugiati.

Le Istituzioni Europee sono consapevoli che le migrazioni rappresentano una sfida europea che richiede una risposta univoca. Il principio di solidarietà ha innescato una coscienza collettiva che dovrà essere attuata nelle diversificate forme esposte e dichiarate nelle sedi istituzionali.

A conclusione del Consiglio Europeo del 9 febbraio 2023 si evidenzia e ribadisce una visione comune sulle sfide attuali e future delle migrazioni del continente. Le volontà espresse sul fronte delle relazioni multilaterali esprimono la determinazione ad affrontare le cause profonde della migrazione irregolare, con lo scopo di raggiungere una migrazione sicura, regolare, e ordinata nel continente europeo.