Venezuela: ultimi sviluppi

Marco Zupi
Nota per l'Osservatorio di Politica Internazionale
Date: 
2017

Il Presidente del Venezuela Nicolás Maduro fa oggi i conti con una realtà economica e politica e un seguito popolare ben diversi da quelli che avevano caratterizzato la presidenza Chávez.

I problemi del Venezuela hanno cause congiunturali e strutturali, di breve, medio e lungo periodo, combinando fattori interni ed esterni.

Tra i principali problemi economici che assillano il paese c’è la dipendenza dal petrolio, l’iperinflazione e le conseguenze che si riflettono sull’economia reale.

Sul piano sociale, l’aumento dei prezzi e la penuria sul mercato di generi alimentari e di medicinali essenziali è la prima conseguenza della crisi economica, che colpisce le fasce più povere della popolazione e impoverisce la classe media. Di conseguenza, cresce il peso dell’economia informale.

Alimentazione, salute e istruzione sono oggi emergenze sociali. Un corollario è il problema della sicurezza e della violenza. Si tratta di una situazione gravissima che interessa anche la vasta comunità di italiani residenti in Venezuela.

Il quadro economico e sociale si intreccia inevitabilmente con le incertezze politiche: le opposizioni hanno ripreso manifestazioni di piazza, anche violente. Tra le opposizioni prevale la frammentazione e l’assenza di un progetto comune, oltre a essere contro Maduro. Il contrasto tra governo e Parlamento non ha trovato spazi di mediazione.

Un ruolo importante per una soluzione pacifica lo possono giocare le relazioni internazionali. Le relazioni con gli Stati Uniti sono da anni tese, mentre cresce l’isolamento regionale di Caracas. Oltre a Cuba, solo Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Suriname e alcune isole caraibiche restano legati al Venezuela.

Richieste di una via d’uscita negoziale che garantisca il dissenso, elezioni democratiche e corridoi umanitari vengono dall’Europa (il cui attivismo è limitato dalla prudenza portoghese e dalle forti divisioni interne in Spagna) e dal Vaticano. Ciò offre spazi di crescente protagonismo a paesi come Russia e Cina, ma anche Iran, riproducendo su scala internazionale divisioni che sul piano interno contribuiscono al perdurare dell’impasse.

 

 

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